"Scoop", torna la commedia di Woody Allen
Dopo una forzata permanenza dietro la macchina da presa nell'ultima pellicola, dove aveva lasciato spazio principalmente alla sua nuova musa Scarlett Johansson in un noir dalle forti tinte russe (un Delitto e Castigo moderno il suo Match Point ), Woody Allen torna ad allietare il suo pubblico: balbettio, smorfie, movimenti, citazioni e battute che entreranno ancora una volta negli annali della storia del cinema: tutto questo è

«Sono ebreo di nascita, ma poi mi sono convertito al narcisismo»: Allen è un mago da avanspettacolo, Sid Waterman detto Splendini, che aiuta l'acerba giornalista Sondra (ancora la Johansson) a cercare le prove per accusare un giovane rampollo londinese, Peter Lyman (Hugh Jackman), di essere un serial killer di prostitute; da chi ha avuto la soffiata l'aspirante giornalista? Dal fantasma di un giornalista morto (che ricorda l'Humprey Bogart che lo consigliava in Provaci ancora Sam!), che la contatta durante uno spettacolo del mago (Allen è in realtà, anche nella vita di tutti i giorni, un amante delle arti magiche).
La giovane e impacciata Sondra indagherà sotto una nuova identità, ma alla fine verrà così coinvolta dal suo presunto oggetto d'indagine da innamorarsene. Un crescendo di emozioni e battute per un finale assolutamente non banale (anche se pienamente nei canoni Alleniani e della commedia in generale) e con un geniale dialogo del mago Splendini sul battello di Caronte.
Certamente non un gioiello come il meraviglioso altro figlio londinese Match Point, ma Allen dimostra ancora una volta che, per lui, la teoria del vino certamente nella direzione del miglioramento, senza diventare aceto: a settant'anni è raro trovare registi che, avendo sul groppone qualcosa come quaranta film girati, sappiano ancora trovare l'ironia, il gusto, le fattezze e le movenze per far ridere di gusto un'intera sala cinematografica.
Ernesto Valerio 12/10/2006 12.08
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