CHIETI. «Debbo venire per una visita: l’ospedale di Chieti è sicuro oppure è vero che crolla?»
Ospedale di Chieti: al via altri controlli per la sicurezza sismica dei pilastri
Allo studio soluzioni temporanee per un eventuale trasloco al vecchio ospedale
CHIETI. «Debbo venire per una visita: l’ospedale di Chieti è sicuro oppure è vero che crolla?»
Ad agosto è stata dura per l’Urp del SS. Annunziata rassicurare i cittadini allarmati che chiedevano notizie sullo stato di salute degli edifici che ospitano reparti e ambulatori. In realtà non crolla nulla, si è avuta solo notizia che l’Atp (l’accertamento tecnico preventivo) disposto dal Tribunale di Chieti ha confermato che ci sono criticità in alcuni pilastri degli edifici C ed F.
Il che era stato rilevato anche dalle verifiche sismiche sull’ospedale effettuate fin dallo scorso anno dai tecnici di una società incaricata dalla Regione di controllare gli edifici pubblici.
In particolare sotto osservazione è la resistenza del calcestruzzo presente in questi pilastri che avrebbe una resistenza inferiore rispetto a quanto previsto in progetto, stando almeno ai carotaggi effettuati che poi sono stati sottoposti a prove di schiacciamento. Solo cemento depotenziato o anche errori di progettazione o di esecuzione, addirittura difformità delle opere realizzate rispetto ai progetti depositati al Genio Civile? Sono aspetti che vanno approfonditi in questa vicenda molto complessa, gestita dal manager Francesco Zavattaro con un sano surplus di prudenza. Ma la storia nasce da lontano, almeno da quando Chieti non era zona sismica e quindi gli edifici erano costruiti senza particolari accorgimenti. Infatti solo nel 2003 un’ordinanza ha stabilito la categoria sismica della città e quindi tutti gli edifici pubblici costruiti antecedentemente (soprattutto scuole ed ospedali) vanno verificati nella loro resistenza al terremoto. Cosa che la Regione ha deciso di fare e con un bando di gara ha affidato alla Stin, una società romana di ingegneri, il compito di “sondare” gli edifici pubblici costruiti senza le precauzioni previste oggi dalla legge. E la Stin già a novembre scorso rilevò criticità nel corpo F, come rivelò in esclusiva PrimaDaNoi.it http://www.primadanoi.it/news/chieti/9882/Ospedale-SS--Annunziata--pilastro-sotto-osservazione-nell-edificio-della-Rianimazione.html
IL DOCUMENTO CHE SOLLEVA DUBBI
Allora si procedette al rinforzo dei pilastri sotto osservazione, con un disagio di pochi giorni per i reparti interessati. Ora invece il documento che solleva dubbi sui pilastri e sulla resistenza dei solai non è una perizia di parte, come potrebbe essere quella della Stin, ma un documento ufficiale del Tribunale, il che richiede sicuramente maggiore attenzione, tant’è vero che anche la Procura della repubblica ha aperto un fascicolo per approfondire la questione.
In realtà se la prudenza è d’obbligo, ogni allarmismo serve solo a fare confusione perché non sono state evidenziate né crepe né lesioni né altre manifestazioni di fessurazioni che avrebbero imposto uno sgombero immediato di quella parte di ospedale (che tra l’altro ha ben resistito anche al terremoto dell’Aquila).
Quindi al momento c’è solo la necessità di capire le criticità di cui si parla ed eventualmente di approntare i provvedimenti necessari per la messa in sicurezza dell’ospedale.
RIUNIONI E IPOTESI FANTASIOSE
Di qui le riunioni alla Asl che si sono susseguite per tutto il mese di agosto, le ipotesi più o meno fantasiose di trasferimento dei reparti interessati a costi astronomici, la richiesta alla Stin di procedere ad altre verifiche anche su pilastri di altri edifici.
Ma anche la difficoltà della Asl di trovare a Chieti e provincia edifici in regola con i requisiti antisismici, tanto è vero che è stata avanzata anche l’ipotesi di utilizzare per il trasloco la nuova Cardiochirurgia di recentissima costruzione e appena riconsegnata alla Asl. Su questa ipotesi c’è stata una riunione tra il manager Zavattaro, i direttori amministrativo Silvia Cavalli e sanitario Amedeo Budassi ed i tre collaudatori, oltre a Benito D’Armi, direttore dei lavori dell’edificio appena costruito. La richiesta di Zavattaro è stata quella di accelerare se possibile, il collaudo per avere a disposizione una struttura a prova di terremoto.
I TEMPI DEL COLLAUDO
In realtà i tempi del collaudo sono dettati per legge (servono circa sei mesi) e non possono essere compressi, visto che le indagini chiedono molto tempo soprattutto per l’impianto di condizionamento dei reparti e per i collaudi termo-fluidici che riguardano gas molto delicati e pericolosi. Quindi in caso di necessità di trasloco, la nuova Cardiochirurgia per il momento è fuori rosa. Ora si sta lavorando su un’ipotesi minima: se bastano interventi di rafforzamento come quelli già effettuati per il corpo F, il disagio sarà di pochi giorni. Se serve più tempo per interventi di consolidamento strutturale, si fa strada l’ipotesi di spostare gli ambulatori e alcuni reparti nel vecchio SS. Annunziata di via Padre Alessandro Valignani, ottenendo così due risultati in uno: rivitalizzare quell’edificio per cui sono stati spesi centinaia di migliaia di euro per ristrutturazioni ed ascoltare la voce del Comune che è contrario a far emigrare malati e personale all’ospedale di Ortona, come qualcuno ipotizza. Ma una domanda sorge spontanea, anche se non sminuisce l’eventuale gravità del problema: solo l’ospedale di Chieti presenta criticità? La risposta è importante per due motivi: rassicurare l’opinione pubblica sugli altri edifici cittadini e far capire che la prevenzione – non solo in medicina – è la cura migliore per evitare disastri.
Sebastiano Calella
Ad agosto è stata dura per l’Urp del SS. Annunziata rassicurare i cittadini allarmati che chiedevano notizie sullo stato di salute degli edifici che ospitano reparti e ambulatori. In realtà non crolla nulla, si è avuta solo notizia che l’Atp (l’accertamento tecnico preventivo) disposto dal Tribunale di Chieti ha confermato che ci sono criticità in alcuni pilastri degli edifici C ed F. Il che era stato rilevato anche dalle verifiche sismiche sull’ospedale effettuate fin dallo scorso anno dai tecnici di una società incaricata dalla Regione di controllare gli edifici pubblici. In particolare sotto osservazione è la resistenza del calcestruzzo presente in questi pilastri che avrebbe una resistenza inferiore rispetto a quanto previsto in progetto, stando almeno ai carotaggi effettuati che poi sono stati sottoposti a prove di schiacciamento. Solo cemento depotenziato o anche errori di progettazione o di esecuzione, addirittura difformità delle opere realizzate rispetto ai progetti depositati al Genio Civile? Sono aspetti che vanno approfonditi in questa vicenda molto complessa, gestita dal manager Francesco Zavattaro con un sano surplus di prudenza. Ma la storia nasce da lontano, almeno da quando Chieti non era zona sismica e quindi gli edifici erano costruiti senza particolari accorgimenti. Infatti solo nel 2003 un’ordinanza ha stabilito la categoria sismica della città e quindi tutti gli edifici pubblici costruiti antecedentemente (soprattutto scuole ed ospedali) vanno verificati nella loro resistenza al terremoto. Cosa che la Regione ha deciso di fare e con un bando di gara ha affidato alla Stin, una società romana di ingegneri, il compito di “sondare” gli edifici pubblici costruiti senza le precauzioni previste oggi dalla legge. E la Stin già a novembre scorso rilevò criticità nel corpo F,
come rivelò in esclusiva PrimaDaNoi.it
IL DOCUMENTO CHE SOLLEVA DUBBI
Allora si procedette al rinforzo dei pilastri sotto osservazione, con un disagio di pochi giorni per i reparti interessati. Ora invece il documento che solleva dubbi sui pilastri e sulla resistenza dei solai non è una perizia di parte, come potrebbe essere quella della Stin, ma un documento ufficiale del Tribunale, il che richiede sicuramente maggiore attenzione, tant’è vero che anche la Procura della repubblica ha aperto un fascicolo per approfondire la questione. In realtà se la prudenza è d’obbligo, ogni allarmismo serve solo a fare confusione perché non sono state evidenziate né crepe né lesioni né altre manifestazioni di fessurazioni che avrebbero imposto uno sgombero immediato di quella parte di ospedale (che tra l’altro ha ben resistito anche al terremoto dell’Aquila). Quindi al momento c’è solo la necessità di capire le criticità di cui si parla ed eventualmente di approntare i provvedimenti necessari per la messa in sicurezza dell’ospedale.
RIUNIONI E IPOTESI FANTASIOSE
Di qui le riunioni alla Asl che si sono susseguite per tutto il mese di agosto, le ipotesi più o meno fantasiose di trasferimento dei reparti interessati a costi astronomici, la richiesta alla Stin di procedere ad altre verifiche anche su pilastri di altri edifici. Ma anche la difficoltà della Asl di trovare a Chieti e provincia edifici in regola con i requisiti antisismici, tanto è vero che è stata avanzata anche l’ipotesi di utilizzare per il trasloco la nuova Cardiochirurgia di recentissima costruzione e appena riconsegnata alla Asl. Su questa ipotesi c’è stata una riunione tra il manager Zavattaro, i direttori amministrativo Silvia Cavalli e sanitario Amedeo Budassi ed i tre collaudatori, oltre a Benito D’Armi, direttore dei lavori dell’edificio appena costruito. La richiesta di Zavattaro è stata quella di accelerare se possibile, il collaudo per avere a disposizione una struttura a prova di terremoto.
I TEMPI DEL COLLAUDO
In realtà i tempi del collaudo sono dettati per legge (servono circa sei mesi) e non possono essere compressi, visto che le indagini chiedono molto tempo soprattutto per l’impianto di condizionamento dei reparti e per i collaudi termo-fluidici che riguardano gas molto delicati e pericolosi. Quindi in caso di necessità di trasloco, la nuova Cardiochirurgia per il momento è fuori rosa. Ora si sta lavorando su un’ipotesi minima: se bastano interventi di rafforzamento come quelli già effettuati per il corpo F, il disagio sarà di pochi giorni. Se serve più tempo per interventi di consolidamento strutturale, si fa strada l’ipotesi di spostare gli ambulatori e alcuni reparti nel vecchio SS. Annunziata di via Padre Alessandro Valignani, ottenendo così due risultati in uno: rivitalizzare quell’edificio per cui sono stati spesi centinaia di migliaia di euro per ristrutturazioni ed ascoltare la voce del Comune che è contrario a far emigrare malati e personale all’ospedale di Ortona, come qualcuno ipotizza. Ma una domanda sorge spontanea, anche se non sminuisce l’eventuale gravità del problema: solo l’ospedale di Chieti presenta criticità? La risposta è importante per due motivi: rassicurare l’opinione pubblica sugli altri edifici cittadini e far capire che la prevenzione – non solo in medicina – è la cura migliore per evitare disastri.
Commenti
Condividi le tue opinioni su PrimaDaNoi.it
Commenti
alessio
15:03, 03 Settembre 2012
sono mesi che Chiodi e Venturoni sponsorizzano la cardiochirurgia teramana. A Chieti dopo aver rimodulato le sale operatorie da open space ad altro dopo aver affossato un reparto di eccellenza decidono di occupare spazi con altro per 3.4. anni se non di più. L'unico comune che in provincia di Cheti è sempre ricaduto in ZONA ROSSA cioè ad alto rischio sismico è Guardiagrele e la sua struttura e a norma..ma nessuno pare curarsene.Sono , alla ASL e alla regione, tutti presi dal vortice di soldi che girerà. La buona amministrazione non è di casa. Mi sorge una domanda come sono messi le altre strutture regionali?
Rispondi
Report
12:12, 03 Settembre 2012
proprio adesso?
Questi paventati trasferimenti e queste stratosferiche cifre per messe a norma di edifici, proprio in tempo di vacche stremate, ma tutto esce alla luce proprio adesso? sembra strano, come se un deprecabile svento debba succedere proprio oggi e proprio là, sarà ma sotto sotto ci vedo una volontà politica di trasferimento ad altre provincie di quella cardiochirurgia tanto reclamizzata. E dopo, sempre per i costi, ma la asl di chieti con l'ospedale di Guardiagrele che possiede i famosi requisiti richiesti prorio non può trasferire colà nessun reparto?
Rispondi
Report