La ricerca: ecco il bullo nelle scuole della provincia di Chieti
Durante il convegno organizzato dall'assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Ortona e coordinato dal giornalista Patrizio Marino, la psicologa Cordella ha evidenziato come i ragazzi alla definizione di bullismo abbiano dato una risposta chiara, netta ed univoca.
Il fenomeno è stato descritto come forma di aggressività tra coetanei ripetuta e continua nel tempo e rivolta sempre verso la stessa persona.
Può invece sorprendere l'identikit del bullo, emerso dalle risposte dei ragazzi, poiché non gli viene riconosciuto il ruolo di leader, non è particolarmente prestante dal punto di vista fisico e non è ripetente, anzi spesso consegue anche buoni profitti a scuola. Inoltre quasi sempre non è un singolo individuo ma un piccolo gruppo che agisce.
La vittima invece viene individuata tra quei giovani che in qualche modo si distinguono o meglio non si omologano alla massa. Magari quelli più bravi a scuola, quelli che vestono in modo diverso, quelli che hanno interessi differenti, magari amano il cinema, l'arte. Insomma l'obiettivo è colpire ed emarginare chi non si adegua.
Alla domanda su come risolvere il problema i giovani intervistati hanno rilevato la necessità di instaurare un dialogo con il bullo, di cercare di entrare in contatto con lui.
Il 76% ha poi chiesto di informare i genitori del bullo e il 55% di usare punizioni severe e riconoscibili sia a livello scolastico che famigliare. Mentre la responsabilità dell'insorgere del fenomeno è imputata per il 77% a genitori e famiglia, per il 34% a scuola e docenti e solo per il 12 % ad un'attitudine caratteriale.
Dai dati e anche dagli interventi in sala è emerso che il 98% dei casi di violenza e sopraffazione si verificano all'uscita della scuola e il 79% davanti ai professori, che spesso secondo i ragazzi o reagiscono nel modo sbagliato, il 79 % con note o interrogazioni, o nel 64% dei casi minimizzano o peggio ignorano il fenomeno.
Una mattinata che ha portato alla luce anche alcune linee di comportamento per la prevenzione del problema, poiché è chiara ed individuabile la percezione del fenomeno anche da parte dei giovani, come di una mancanza di modelli di comportamento e di attenzione da parte, in primis, dei genitori e poi della scuola.
L'assessore alle Politiche Sociali, Leo Castiglione, nel suo intervento ha sottolineato come vada «ricostruito un rapporto intimo con i figli ai quali bisogna stare vicino e sui quali occorre un controllo amorevole ma costante. I genitori devono rappresentare con i propri comportamenti un modello educativo facendo sentire la loro presenza anche quando sono lontani».
«Per rendere efficace e duraturo un modello di prevenzione- ha proseguito Castiglione- occorre una sinergia intelligente di genitori, insegnanti e operatori sociali, all'interno della quale deve collocarsi l'istituzione. Come promotori di modalità adeguate di interazione, affinché l'esempio possa essere acquisito e diventare uno stile di vita per i ragazzi».
L'incontro, svoltosi al Teatro F.P. Tosti con la presenza delle scuole di Ortona e con le autorità civili e militari, si è concluso con una proposta rivolta dall'assessore Leo Castiglione alla Prefettura di Chieti per rendere concreto e fruttuoso il progetto.
09/11/2009 18.14
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